Tutti ne parlano ma pochi ne conoscono definizione tecnica e struttura. Scopriamo insieme uno dei rivestimenti perimetrali di maggior successo negli ultimi anni
È una delle soluzioni architettoniche dedicate all’involucro esterno degli edifici che trova maggior riscontro fra gli operatori dell’edilizia. Grazie alla sua resistente e alle ottime prestazioni sul fronte energetico, viene proposto ai proprietari degli immobili senza indugio. Permette anche un forte cambio estetico senza realizzare interventi eccessivamente invadenti. Stiamo naturalmente parlando delle facciate ventilate.
Passeggiando nelle grandi metropoli capita spesso di imbattersi in eleganti strutture, dallo stile moderno, che sfruttano questo sistema di rivestimento. Ma ormai, si tratta di un tipo di parete accessibile non solo per le sedi di importanti multinazionali ma anche per condomini, uffici di medie dimensioni, hotel a gestione famigliare, grazie anche alle agevolazioni statali con il Bonus Facciate 60% e il Superbonus 110%.
In tempi di crisi climatica, anche l’edilizia deve saper offrire proposte concrete che limitino le emissioni di sostanze inquinanti e riducano il più possibile l’impatto negativo dell’uomo sull’ambiente. Le facciate ventilate assicurano, in modo naturale e senza l’impiego di ulteriore energia, un buon livello di isolamento in inverno e protezione dal surriscaldamento in estate, tagliando i consumi per il riscaldamento e per il raffrescamento. Oltre ai temi di efficientamento energetico, l’interesse del mercato per le facciate ventilate è motivato dalle doti di resistenza agli agenti atmosferici e ai potenziali rischi in cui può incorrere un immobile, dagli incendi e agli atti di vandalismo.
Tanti vantaggi portano anche tanta notorietà. Probabilmente più di un professionista vi avrà magari proposto una facciata ventilata (chiamandola anche mura ventilate) per rinnovare il vostro immobile. Ma esattamente che cos’è e come riconoscerne una?
In “Le pareti ventilate. Metodologie di progettazione e messa in opera di materiali e componenti” edito da Il Sole 24 Ore, Angelo Lucchini, professore di Design e Progettazione tecnologica dell’Architettura al Politecnico di Milano, definisce la facciata ventilata come una “parete opaca […] il cui rivestimento esterno è costituito da elementi di varia fattura (distinti per forma, dimensioni e per materiali costituenti) […] messi in opera tramite dispositivi di sospensione e di fissaggio di tipo meccanico o chimico-meccanico, e il cui lato nascosto rimane separato dal fronte di parete retrostante, sul quale si trova in genere un pannello termoisolante non idrofilo ovvero un freno all’acqua e quindi un isolante idrofilo, tramite un’intercapedine sottile e comunque di spessore sufficiente per interrompere la continuità fisica tra il rivestimento esterno e gli strati di parete, e per consentire una circolazione d’aria.”
Attualmente l’unica norma specifica è la UNI 11018:2003, dal titolo “Rivestimenti e sistemi di ancoraggio per facciate ventilate a montaggio meccanico. Istruzioni per la progettazione, l’esecuzione e la manutenzione. Rivestimenti lapidei e ceramici”, che descrive la facciata ventilata come “tipo di facciata a schermo avanzato in cui l’intercapedine tra il rivestimento e la parete è progettata in modo tale che l’aria in essa presente possa fluire per effetto camino in modo naturale e/o in modo artificialmente controllato, a seconda delle necessità stagionali e/o giornaliere, al fine di migliorarne le prestazioni termo-energetiche complessive”.
La disposizione distingue, infine, 3 differenti tipologie di facciata ventilata, in base alla velocità con cui l’aria può circolare nel cavedio:
Con due linguaggi diversi, le due definizione descrivo la facciata ventilata come un sistema composto da più parti. Potremmo volendo paragonarli a delle seconde pelli dell’edificio. Una parete ventilata è solitamente costituita da ben 4 strati che si applicano a quello murario: