Perché bisogna tenere conto della forza del vento sulle costruzioni?
L’autunno 2021 è stato segnato dal maltempo. La Coldiretti, sulla base dei dati dell’European Severe Weather Database, ha contato un aumento del 107% di tempeste di vento e nubifragi nel solo mese di ottobre. L’incremento è causato dai cambiamenti climatici al centro della conferenza ONU di Glasgow Cop26.
Uno studio realizzato da un gruppo di ricercatori dell'Università di Princeton e pubblicato sulla rivista Nature Climate Change ha messo in luce come negli ultimi 10 anni la forza del vento sia aumentata. Per un progettista è fondamentale tenere conto delle azioni del vento sulla struttura e sugli elementi che la compongono nella realizzazione di un immobile.
Con il Politecnico di Milano, nella cornice dell’iniziativa europea MEZeroE project H2020, dopo aver studiato la resistenza alla depressione del vento dei pannelli MATERICA, è avvenuta la prova sulla pressione.
Gli edifici contemporanei giocano con forme, dimensioni e materiali insoliti. Rispetto alle strutture più classiche, queste opere sono particolarmente esposte all’azione aerodinamica del vento.
L’Italia ha emanato nel 1964 una delle prime norme del mondo sulle azioni del vento sulle costruzioni. Dopo decenni di grande progresso ingegneristico e inattività normativa, l’invito all’uso degli Eurocodici negli anni ’90 va a creare una situazione conflittuale: le disposizioni allineano gli operatori italiani allo stato dell’arte della progettazione strutturale, senza però una evoluzione normativa coerente. A fronte di questo gap, il Consiglio Nazionale delle Ricerche ha ravvisato la necessità di predisporre il documento CNR-DT 207/2008 che nel 2018 verrà sostituito dal CNR-DT 207 R1/2018.
Il vento consiste in uno spostamento di masse d’aria, caratterizzato da un campo di velocità che varia casualmente nel tempo e nello spazio, come detta CNR-DT 207 R1/2018. Premendo sulle costruzioni e sui suoi componenti, provoca solitamente effetti dinamici. Quando la sollecitazione del vento si muove in modo ortogonale, l’involucro subisce una sovrappressione che raggiunge forza massima nella zona centrale della facciata e diminuisce invece verso le superfici marginali. Per quanto riguarda gli elementi che compongono il sistema della facciata ventilata, l’attenzione va posta sulla resistenza a fatica specialmente nei punti di fissaggio, sia a compressione sia a trazione. In merito al solo rivestimento, i tecnici si rifanno a verifiche normative, tenendo conto dei vari coefficienti di esposizione, forma e snellezza e collocazione dell’immobile.
Il team del Politecnico di Milano ha realizzato la prova di resistenza al vento in pressione su campioni di MATERICA di dimensioni 10x690x1200 mm. La prova è stata condotta in accordo con l’Annex E della EAD 090062-00-0404 – Kits for external wall claddings mechanically fixed al fine di determinare la resistenza del materiale nei confronti del vento in pressione attraverso il metodo dei foil bags. Il test ha dimostrato come la soluzione di rivestimento rimanga in campo elastico senza evidenti danneggiamenti fino a una pressione del vento ampiamente superiore alla massima “pressione cinetica di riferimento” prevista dalla norma per il territorio italiano.