Le facciate sono la parte più esposta degli immobili. In base al materiale costruttivo usato e all’ambiente climatico in cui si trova l’immobile, gli involucri hanno durata differente, che può raggiungere anche i quarant’anni. Sono numerosi gli agenti atmosferici che ogni giorno aggrediscono gli edifici: pioggia, grandine, neve…e vento. Proprio su quest’ultimo fenomeno naturale il team di ricercatori del Politecnico di Milano si è concentrato, con una serie di prove realizzate sfruttando il BEE pilot, presente nel polo di Lecco.
Facciamo insieme un passo indietro per permettere anche ai non addetti di capire bene l’importanza di questi test. Per la costruzione di una struttura (o la riqualificazione di una struttura già esistente), architetti e ingegneri studiano tutti i possibili fenomeni che potrebbero impattare sul nuovo edificio, partendo dal terreno prescelto e dai carichi variabili e fissi degli agenti atmosferici in quella zona climatica. Sono infatti molteplici le azioni capaci di aggredire l’immobile, riducendone la durabilità e la resistenza. Oltre al rispetto della normativa tecnica, per assicurare la massima sicurezza della costruzione, nella fase di progettazione strutturale, si utilizzano software di calcolo strutturale, che permettono agevolmente di effettuare verifiche molto complesse. È importante, però, ricordare il concetto di rischio, così come definito dal documento CNR DT 214/2018 “Istruzioni per la valutazione della robustezza delle costruzioni”: “è un concetto probabilistico, essendo sostanzialmente correlato alla probabilità che accada un certo evento capace di causare un certo livello di danno alle persone o alle cose”. Dunque, purtroppo anche una progettazione d’eccellenza non può garantire rischio pari a zero.
Di certo, però, va posta molta attenzione ai materiali da usare e non solo per contrastare le azioni di natura chimico-fisica: i prodotti costruttivi devono reggere variazioni di temperatura, spostamenti impressi, precompressione, cedimenti di vincolo e tanto altro.
Il vento è una forza di variabile e complementare, che, come indicato nella scala Beaufort, può raggiungere una velocità di oltre 118 Km/h.
Forma della struttura e caratteristiche dei materiali sono due aspetti di notevole rilievo per contrastare la potenza dell’aria. Quando il vento, la cui direzione si considera generalmente orizzontale, si scaglia su costruzioni leggere, deformabili, che si sviluppano in altezza può generare fenomeni dinamici come vibrazioni trasversali.
Invece, quando incontra edifici più tradizionali, le azioni del vento sono solitamente statiche equivalenti e investono le superfici, sia esterne che interne, degli elementi che compongono la costruzione. Quindi, l'azione del vento sul singolo elemento è determinata considerando la combinazione più gravosa della pressione agente sulla superficie esterna e della pressione agente sulla superficie interna dell'elemento. Le superfici colpite dal vento possono essere soggette a pressioni o depressioni. Il primo caso si realizza quando una determinata superficie dell’involucro esterno è investita in maniera diretta dal vento (si parla di superfici sopravento). Nel secondo caso, invece, le superfici non sono investite in maniera diretta dal vento o lo sono ma vento radente (trattasi di superfici sottovento).
I ricercatori del PoliMI hanno realizzato un test con focus sul vento e la resistenza dei pannelli MATERICA alle azioni di depressione. La prova è stata condotta in accordo con l’Annex E della EAD 090062-00-0404 – Kits for external wall claddings mechanically fixed attraverso il metodo dei fogli d’alluminio. La lastra campione di MATERICA è stata fissata meccanicamente ai profili a “T” in alluminio, a loro volta ancorati attraverso le staffe a un supporto in legno. Nell’intercapedine creata tra il pannello e il supporto in legno è stato inserito un cuscino con pressione regolabile per simulare l’effetto di depressione del vento sul sistema.
Il test ha dimostrato come la soluzione di rivestimento rimanga in campo elastico senza evidenti danneggiamenti fino a una pressione del vento circa 10 volte superiore alla massima pressione cinetica di riferimento prevista dalla norma per il territorio italiano.