I dati parlano chiaro: il settore della costruzioni ha perso investimenti ma a livello occupazionale ha saputo reagire alla crisi. Quali sfide lo aspettano nel 2022?
La pandemia non è stata solo un’emergenza sanitaria ma ha causato una importante crisi economica e del mercato del lavoro, su scala mondiale. I dati dell’Istat certificano anche per l’Italia una generale sofferenza: si parla di quasi mezzo milione di posti di lavoro evaporati. La domanda sorge spontanea per chi opera nel settore edile: che impatto ha avuto il Covid-19 nell’industria delle costruzioni? Una prima risposta la fornisce II mercato del lavoro 2020, il rapporto congiunto del Gruppo di lavoro tecnico e del Comitato d’Indirizzo dell’Accordo tra Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Istat, Inps, Inail e Anpal, diffuso a febbraio 2021. Il dossier, analizzando i primi tre trimestri del 2020, constata che “quasi tutte le branche di attività economica hanno risentito dei contraccolpi della crisi”, con esclusione solo della PA, del Pharma e nelle costruzioni “dove l’aumento delle posizioni lavorative è stato però accompagnato da una cospicua riduzione del monte ore”. Andiamo a guardare nel dettaglio: considerando solo il terzo trimestre, prima della seconda ondata di contagi dei mesi estivi, gli indicatori tendenziali per le costruzioni sembrano aver recuperato i livelli pre-pandemia. Persino, nel rapporto si dichiara che “tra le attività economiche che hanno reagito meglio alla crisi, c’è il settore delle costruzioni, con una dinamica tendenziale dello stock di posizioni di lavoro dipendente di segno positivo […] che si è chiuso con un saldo di +50 mila posizioni rispetto allo stock rilevato nello stesso periodo del 2019.”
Nell’Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni (febbraio 2021) dell’ANCE l’attenzione è posta sugli investimenti che durante l’anno scorso hanno segnato un -10% rispetto al periodo precedente. Le previsioni per il 2021 sono molto positive, grazie anche allo slancio dato dalle agevolazioni fiscali dedicate alla riqualificazione immobiliari come il Superbonus 110% e il Bonus Facciate 90%.
A inizio dei lavori del XXI Convegno nazionale di Ance Giovani “Italia riparte”, evento sulle sfide del Recovery plan, la presidente Regina De Albertis ha voluto sottolineare come il comparto edile sia fondamentale nell’ecosistema economico italiano:”Numerosi studi dimostrano l'impatto positivo degli investimenti in costruzioni sul Prodotto interno lordo di un Paese: ogni euro speso in infrastrutture si trasforma in 3,5 euro di Pil nel medio periodo”.
“Quindi i bonus per l’edilizia funzionano?” La risposta è affermativa sia in termini di miglioramento dell’efficientamento energetico per gli immobili tanto da rivalutarsi fino al 32% in più che in termini di PIL. Il Centro Studi del Consiglio Nazionale Ingegneri, sulla base dei dati diffusi dall’ENEA, ha elaborato un quadro estremamente positivo: nel 2021 gli incentivi contribuiranno alla formazione di oltre 12 miliardi di PIL e alla creazione di 153.000 posti di lavoro. Al momento non è ancora chiaro se e in che modalità le agevolazioni al 110% e al 90% rimarranno per il 2022: per fugare ogni dubbio si attende la legge di bilancio per il 2022.
Pesano sulla crescita del settore edile i rincari sui materiali, difficili da reperire. La causa non è imputabile al Superbonus 110% come scrivono alcune testate. È un fenomeno che sta colpendo tutta l’Europa occidentale, imputabile a un generale aumento della domanda a fronte di una offerta ancora infiacchita dalle chiusure causate dalla pandemia.
Molte realtà dell’edilizia hanno anche lamentato la difficoltà a trovare forza lavoro, dalla manovalanza alle figure più specializzate. Solo considerando i territori di Milano, Lodi, Monza e Brianza mancano almeno 20mila addetti per il 2022. Queste stime, rilasciate in una intervista al Corriere della Sera, sono di Alem Gracic segretario generale Filca-Cisl Milano Metropoli che si è espresso così: «La realtà è che non si trova più personale per il comparto delle costruzioni edili. Il nostro settore veniva da una crisi pre-Covid che parte nel 2013; oggi la situazione si è totalmente ribaltata».
Noi di AGS, nati come realtà IT, abbiamo sviluppato la divisione Real Estate meno di un anno e mezzo fa, crescendo fino a struttura un team di 100 professionisti. In autunno abbiamo rafforzato la nostra posizione acquisendo Pessina Costruzioni, storica società edile.
“Abbiamo fame di crescere”, racconta Stefano Padrin, CEO di AGS, ”ma abbiamo bisogno di talenti, desiderosi di crescere e imparare in un contesto professionale che sta cambiando. Non è più l’edilizia anni 50, obsoleta e inefficiente. AGS è il posto giusto per me mettersi in gioco e scoprire come operano le costruction technology”.