Un razzo nucleare per raggiungere Marte in soli 45 giorni : il piano della NASA

Ridurre drasticamente i tempi di viaggio per Marte non è solo una questione di comfort o efficienza. È una necessità tecnica e biologica se si vuole affrontare con successo una missione umana verso il pianeta rosso. La NASA lo sa bene e sta lavorando a un progetto ambizioso: un sistema di propulsione elettrica nucleare, in grado di tagliare il viaggio da sette mesi a soli 45 giorni.

I limiti del trasporto spaziale attuale

La sonda Perseverance, arrivata su Marte nel 2021, ha impiegato circa sette mesi per completare il tragitto, sfruttando una finestra orbitale favorevole che si apre solo ogni 26 mesi, quando la Terra e Marte si trovano alla distanza minima. Questo vincolo astronomico rende impossibile pianificare missioni rapide “alla Apollo”: una volta atterrati, gli astronauti devono restare in attesa per un nuovo allineamento orbitale prima di poter tornare a casa. In caso contrario, il viaggio di ritorno si allungherebbe fino a 400 milioni di chilometri.

Oltre alla distanza, le missioni marziane pongono problemi logistici e fisiologici: esposizione prolungata ai raggi cosmici, effetti dell’assenza di gravità sulla salute umana, capacità di carico limitata dei razzi chimici. Il risultato è un compromesso costoso e rischioso, che limita la flessibilità delle missioni abitate.

La spinta continua della propulsione elettrica nucleare

La spinta continua della propulsione elettrica nucleare

Per risolvere questi ostacoli, un team del Langley Research Center della NASA sta studiando una soluzione alternativa: la propulsione elettrica nucleare (NEP, Nuclear Electric Propulsion). Si tratta di un sistema che utilizza un reattore nucleare per generare elettricità, con cui poi ionizza un propellente, creando una spinta continua e a bassa intensità.

A differenza dei motori chimici, che offrono una forte accelerazione iniziale, i motori NEP forniscono una spinta costante e prolungata, permettendo di raggiungere velocità di 60.000 km/h o superiori con il tempo. Questo approccio renderebbe possibile un viaggio verso Marte in appena 45 giorni, con un risparmio enorme in termini di risorse, esposizione ai rischi e capacità di carico.

Il progetto MARVEL e le sfide ingegneristiche

Il progetto MARVEL e le sfide ingegneristiche

Il sistema su cui si concentra la NASA si chiama MARVEL (Mega-powerful Advanced Reactor for Very Efficient Launches), ed è ancora in fase concettuale. Una delle principali sfide tecniche riguarda la dissipazione termica: nello spazio non c’è aria che possa assorbire il calore, quindi servono radiatori di grandi dimensioni.

Due configurazioni sono allo studio:

  • Quad-Wing: più grande e integrabile nei lanciatori pesanti della NASA (SLS), ma più pesante e meno flessibile

  • Bi-Wing: più compatto, pensato per essere lanciato in più parti da vettori commerciali e poi assemblato direttamente in orbita

Quest’ultima opzione, il Bi-Wing, sembra attualmente la più promettente. L’assemblaggio avverrebbe grazie a robot specializzati che opererebbero in assenza di gravità attorno alla Terra, seguendo una modalità già sperimentata con la costruzione della Stazione Spaziale Internazionale.

Marte più vicino, ma ancora lontano

Marte più vicino

Se il progetto della NASA dovesse concretizzarsi nei prossimi anni, si aprirebbe una nuova era dell’esplorazione spaziale. Ridurre il viaggio a meno di due mesi significherebbe:

  • Abbattere i costi delle missioni umane

  • Ridurre i rischi sanitari e psicologici per l’equipaggio

  • Rendere possibili missioni più frequenti e più rapide

Ma restano sfide rilevanti, sia tecniche sia politiche. Il finanziamento di un’infrastruttura così complessa richiede tempi lunghi, consenso istituzionale e partnership internazionali solide. Senza contare le normative nucleari, che pongono limiti rigorosi all’uso del materiale fissile nello spazio.

Conclusione: un sogno realistico ma da costruire

Portare l’uomo su Marte in 45 giorni non è più solo fantascienza, ma una prospettiva tecnologica concreta. Tuttavia, trasformare questo concetto in realtà richiede investimenti, tempo e una governance scientifica chiara. La propulsione elettrica nucleare potrebbe essere il punto di svolta per le missioni interplanetarie, avvicinando l’esplorazione umana del sistema solare a una nuova fase operativa e sostenibile.

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