Esplorando i nuraghi della Sardegna
La Sardegna è un’isola che nasconde un patrimonio storico di grande valore, composto da i nuraghi, enigmatiche costruzioni in pietra che da millenni solcano il paesaggio sardo. Queste imponenti torri megalitiche, sparse per tutto il territorio, hanno catturato l’interesse di storici, archeologi ed esploratori provenienti da ogni angolo del globo. Giovanni Lilliu, un erudito della cultura nuragica, li ha descritti dicendo: “I nuraghi sono per la Sardegna ciò che le Piramidi sono per l’Egitto e il Colosseo per Roma. Sono i segni di una civiltà prospera e attiva storicamente, ma rappresentano anche una visione spirituale che conferiva alle espressioni esterne un aspetto monumentale e perdurante.”
Queste affermazioni catturano l’essenza di queste strutture in pietra, erette con una maestria architettonica che intreccia visione sociale e spiritualità. Ma cosa sono di preciso i nuraghi? E dove possono essere visitati oggi per rivivere le tracce di un’era lontana?
Partiamo alla scoperta della civiltà nuragica e di come le abitazioni in pietra a secco di quel tempo misterioso siano ancora oggi visibili e abitabili.
Chi viveva in Sardegna prima dei nuragici?
Prima dell’ascesa dei nuragici, la Sardegna era popolata da comunità dell’età del rame e del bronzo precoce. Questi gruppi costruivano i “protonuraghi”, strutture abitative più semplici, massicce e di minore altezza rispetto ai nuraghi che avrebbero caratterizzato periodi successivi.
Gli abitanti di quest’era organizzavano la loro vita in tribù, praticando agricoltura e allevamento, ponendo le basi per lo sviluppo della sofisticata civiltà nuragica, il cui apice architettonico è rappresentato proprio dai nuraghi.
Che cosa erano i nuraghi?
I nuraghi sono maestose costruzioni megalitiche in pietra a forma di torre troncoconica, erette tra il XVIII e il IX secolo a.C. Realizzate impilando blocchi di pietra locale senza l’uso di malta, mostrano affinità con altre costruzioni contemporanee, come i trulli di Alberobello o i muretti a secco, primi esempi di delimitazione di proprietà privata.
Alcuni nuraghi consistono in singole torri, mentre altri sono parte di complessi più estesi, con più torri collegate da mura. La loro funzione primaria è oggetto di dibattito, ma i nuraghi sono universalmente riconosciuti come simboli di una cultura ingegnosa e distintiva.
Perché i sardi costruivano i nuraghi?
La costruzione dei nuraghi rispondeva a molteplici scopi, molti dei quali ancora oggetto di studio. Inizialmente, avevano funzioni di fortificazioni strategiche, posizionate in siti dominanti per controllare il territorio circostante. Tuttavia, ricerche più recenti suggeriscono che queste strutture fossero utilizzate anche come residenze, luoghi di cerimonia e centri amministrativi, ospitando élite locali o capi tribù.
Oltre alle interpretazioni più pragmatiche, la loro costruzione riflette una società già molto organizzata e gerarchica, capace di coordinare vasti progetti collettivi, simili a quelli dell’antico Egitto o di altre civiltà arcaiche come quella etrusca.
Perché si chiamano nuraghi?
Il termine “nuraghe” (singolare di “nuraghi”) proviene dalla radice preindoeuropea “nur”, che significa “mucchio” o “cavità”. Alcuni studiosi interpretano anche come “luogo del fuoco” o “torre cava”. Queste definizioni riflettono sia la struttura fisica dei nuraghi, un accumulo di pietre con spazi interni, sia la loro funzione simbolica e pratica nelle comunità nuragiche dell’epoca.
Chi abitava nei nuraghi?
Probabilmente nei nuraghi risiedevano le élite locali, come un capo tribù e la sua famiglia. Intorno alle torri principali si sviluppavano spesso villaggi di capanne circolari in pietra, abitate dalle famiglie della comunità. I nuraghi non erano semplici abitazioni, ma rappresentavano il nucleo della vita sociale e politica della civiltà nuragica, fungendo da centri di controllo e protezione. Le capanne circostanti erano invece utilizzate da pastori e artigiani.
Come vennero costruiti i nuraghi?
La costruzione dei nuraghi richiedeva avanzate competenze ingegneristiche per l’epoca. I blocchi di pietra, spesso di grandi dimensioni, venivano sovrapposti con precisione senza l’uso di malta, sfruttando un sistema di pesi e contrappesi. Le torri più alte, come quelle del Nuraghe Santu Antine, potevano raggiungere i 20 metri di altezza, dimostrando una notevole maestria e conoscenza architettonica. Le cupole interne erano realizzate con la tecnica detta “tholos”, sovrapponendo anelli di pietre sempre più piccoli fino alla chiusura finale.
Quanti sono i nuraghi?
Si stima che ci siano circa 7mila nuraghi in Sardegna, distribuiti in particolare nelle regioni del Logudoro, della Marmilla e della Trexenta. Gli archeologi ritengono che in origine fossero oltre 10mila.
Dove vedere i nuraghi?
Ogni complesso nuragico racconta storie del territorio circostante, parte di una regione come la Sardegna, ricca di biodiversità e paesaggi vari. Alcuni dei nuraghi più noti e visitabili sono:
- Su Nuraxi (Barumini): patrimonio UNESCO, è il complesso nuragico più famoso e ben conservato, circondato da un villaggio preistorico.
- Nuraghe Santu Antine (Torralba): una delle costruzioni più imponenti, con una torre centrale alta e un bastione trilobato.
- Nuraghe Losa (Abbasanta): tra gli esempi più straordinari di architettura megalitica, formato da una struttura centrale e tre torri minori.
- Nuraghe Arrubiu (Orroli): noto come “nuraghe rosso” per il colore dei licheni sulle sue mura, è uno dei più estesi.
- Complesso Palmavera (Alghero): affascinante sito che combina torri nuragiche e capanne circolari, immerso in un paesaggio suggestivo.
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