Top 8 delle monete da 2 euro più rare e costose
Classifica aggiornata delle 5 monete da 2 euro più rare e ricercate
La Banca Centrale Europea (BCE) ha lasciato inalterati i tassi di interesse, decisione attesa e che segna la prima pausa dopo dodici mesi di riduzioni consecutive. Il tasso sui depositi si conferma al 2%, il tasso principale di rifinanziamento al 2,15% e quello marginale al 2,40%. Dopo l’inizio delle riduzioni a giugno dell’anno scorso, solo nel mese di luglio successivo la BCE aveva optato per non modificare i tassi. Nei restanti incontri, la riduzione è stata costante, dello 0,25% per volta.
Situazione incerta a causa delle tensioni commerciali
Secondo quanto riportato nel comunicato della BCE, i tagli dei tassi hanno contribuito a mantenere una certa resilienza economica nell’area dell’Eurozona.
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Il Consiglio si attende che l’inflazione si stabilizzi intorno al target del 2% e continuerà a monitorare attentamente i dati in arrivo nei prossimi incontri. Il contesto rimane tuttavia incerto, principalmente a causa delle tensioni commerciali.
Era prevedibile, dal momento che già dal meeting di giugno era stato anticipato una pausa estiva sui tassi. Il mercato prevede una possibile nuova riduzione nei primi mesi del prossimo anno, dipendente molto dalle decisioni dell’amministrazione Trump riguardo i dazi. Questi ultimi, sulle merci europee, dovrebbero passare dal 10% attuale al 30% a partire dal 1° agosto, a meno che non si raggiunga un accordo commerciale. Di recente, è emerso un cauto ottimismo su un possibile compromesso che porterebbe i dazi reciproci al 15%, con alcune esenzioni.
Potenziale ripresa dei tagli a settembre?
La politica monetaria risentirà immediatamente dell’esito delle trattative commerciali. Dazi più elevati tendono a spingere al rialzo l’inflazione.
L’UE ha finora evitato ritorsioni significative, ma sarà chiaro solo la prossima settimana se ci sarà un accordo con gli USA e a quali condizioni. Se l’UE dovesse subire i dazi senza imporne di nuovi, si potrebbe prevedere un rallentamento dell’inflazione e dell’economia europea. Le aziende europee potrebbero temporaneamente reindirizzare verso i mercati interni le merci non vendute negli USA. In caso di dazi europei su prodotti americani, ci troveremmo di fronte a un possibile scenario di stagflazione.
In questo contesto, è probabile che la BCE potrebbe decidere di ridurre nuovamente i tassi già a settembre nel primo scenario. Si noti che questa manovra servirebbe anche a contenere l’euro, che ha raggiunto i massimi degli ultimi due anni rispetto al dollaro, amplificando gli effetti dei dazi. Invece, sarebbe più prudente nel secondo scenario. E se i dazi si stabilissero al 15%? L’UE ha indicato che potrebbe considerarsi soddisfatta se le cose procedessero in questo modo, un livello più alto rispetto al 10% attuale, ma inferiore al 30% minacciato e anche al 20% impostato ad aprile dopo il termine dei 90 giorni (estesi di circa venti giorni).
I tassi della BCE in risposta ai dazi USA
Il mercato sembra aver già incorporato nei prezzi un dazio USA del 15% sulle merci europee.
Questa situazione non rappresenta lo scenario ottimale sperato fino a qualche settimana fa, ma la situazione potrebbe essere stata peggiore. Effettivamente, fino all’1 agosto non possiamo escludere nulla. Donald Trump ha dimostrato di poter cambiare rapidamente posizione. È anche vero che tassi fermi della BCE alla vigilia del termine dovrebbero essere ben visti da Trump. Indicano che l’Eurozona non intende avviare una “guerra valutaria” per svalutare l’euro e contrastare i dazi. Questa opzione rimane tuttavia una possibilità non formale per il futuro. Da considerare che finora i nostri tagli sembrano aver avuto l’effetto contrario, anche con i tassi americani fermi, dominati dai movimenti speculativi legati al riposizionamento dei portafogli in risposta alle nuove politiche commerciali di Trump.
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