Odi il tuo lavoro? Ecco cosa puoi fare prima di dare le dimissioni

Se ti svegli ogni giorno con l’ansia del lavoro e stai pensando di mollare tutto, sappi che non sei solo. Negli ultimi anni, in particolare dopo la pandemia, molte persone si sono trovate a rivalutare la propria condizione lavorativa. Tuttavia, in un mercato ancora instabile, con il timore di peggiorare la propria situazione o di perdere benefici acquisiti, abbandonare un impiego sicuro può sembrare un salto nel vuoto.

Le incertezze non mancano:

  • Settori in contrazione

  • Aziende che congelano le assunzioni

  • Rischio di instabilità nel nuovo posto

In questo contesto, non sorprende che tanti lavoratori si sentano intrappolati, combattuti tra sopportare o cambiare, tra continuità economica e benessere personale.

Capire cosa ti serve davvero per stare meglio

Prima di prendere decisioni drastiche, vale la pena fermarsi a riflettere: quali cambiamenti concreti potrebbero rendere più sostenibile la tua attuale posizione?

Chiediti:

  • Un nuovo responsabile migliorerebbe le cose?

  • Sarebbe utile ridurre l’interazione con un cliente o collega problematico?

  • Una rimodulazione della mole di lavoro farebbe la differenza?

  • Un aumento retributivo sarebbe un buon compromesso?

Spesso si pensa che nulla sia modificabile, quando invece alcuni miglioramenti sono a portata di colloquio interno. Parlare con il tuo responsabile – in modo diretto e assertivo – potrebbe sorprenderti positivamente.

Restare per scelta, non per inerzia

Se arrivi alla conclusione che la tua azienda non può (o non vuole) offrirti i cambiamenti di cui hai bisogno, cerca almeno di dare un senso alla tua scelta di restare. Forse:

  • Hai un ottimo equilibrio vita-lavoro che ti consente di gestire meglio la famiglia

  • Godi di benefit aziendali (mutua, ferie, previdenza integrativa)

  • Sei vicino alla pensione e desideri mantenere la stabilità contributiva

  • Il tuo orario flessibile ti permette di seguire i figli o un parente anziano

Rammentare a te stesso che stai scegliendo consapevolmente di restare, per ragioni valide e personali, può restituirti una sensazione di controllo sulla tua traiettoria.

Piccoli aggiustamenti per grandi miglioramenti

Anche se il lavoro resta insoddisfacente, esistono strategie per migliorare il quotidiano:

  • Riorganizza il tuo spazio di lavoro per renderlo più funzionale

  • Traccia confini chiari, come orari precisi oltre i quali non rispondi più a email o chiamate

  • Avvia un progetto parallelo (studio, hobby, volontariato) per recuperare entusiasmo

  • Chiedi di essere esonerato da compiti che ti appesantiscono senza valore aggiunto

Investire energie anche fuori dall’ufficio – famiglia, sport, formazione, relazioni sociali – può compensare parte della frustrazione lavorativa e aiutarti a non identificarti solo con il tuo ruolo professionale.

E se invece fosse davvero il momento di cambiare?

La paura dell’ignoto è legittima, ma non deve bloccare ogni tentativo di evoluzione. Nessuno ti obbliga ad accettare il primo lavoro che ti viene proposto. Potresti:

  • Iniziare a guardarti intorno, anche senza urgenza

  • Partecipare a colloqui esplorativi, senza impegno

  • Valutare offerte con calma, selezionando solo quelle in linea con le tue priorità

  • Fare un bilancio delle competenze per capire dove potresti orientarti

Non sottovalutare l’opportunità di ricostruire fiducia e autostima attraverso un percorso di transizione pianificato.

Conclusione: fare spazio alla lucidità

Quando si odia il proprio lavoro, l’istinto porta a desiderare una via d’uscita immediata. Ma la lucidità vale più della fretta. Chiediti:

  • Cosa mi sta logorando davvero?

  • Posso cambiarlo, o no?

  • Quali sono le mie priorità oggi?

Che tu scelga di resistere per un periodo, cambiare internamente o pianificare una transizione ordinata verso il fuori, sapere perché stai facendo ciò che fai ti darà forza e chiarezza.

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