Scomparso a 17 km di profondità in Antartide, il sottomarino Ran rivela segreti del Polo Sud

Un team internazionale di ricercatori dell’Università di Göteborg ha compiuto una straordinaria impresa nel 2023, utilizzando un sottomarino autonomo chiamato Ran per esplorare le profondità sotto il ghiaccio dell’Antartide. Questa missione, la prima di questo tipo, ha portato alla realizzazione delle prime cartografie dettagliate della parte inferiore di un ghiacciaio, informazioni fondamentali per comprendere i futuri aumenti del livello del mare. Tuttavia, durante il ritorno, nel 2024, Ran è misteriosamente scomparso, lasciando dietro di sé una scia di domande e scoperte.

Penetrare i misteri dei ghiacci dell’Antartide con il sottomarino Ran

Il sottomarino autonomo Ran è stato progettato per navigare attraverso la cavità del ghiacciaio Dotson in Antartide occidentale, esplorando la sua superficie inferiore con un sonar avanzato. Durante il suo viaggio di 27 giorni, Ran ha percorso oltre 1.000 km sotto il ghiaccio, arrivando a penetrare fino a 17 chilometri all’interno della cavità, raccogliendo dati vitali che potrebbero cambiare le nostre conoscenze sulla dinamica dei ghiacci polari.

Una finestra sull’invisibile

Come spiegato dalla professoressa Anna Wåhlin, oceanografa dell’Università di Göteborg e autrice principale dello studio, l’esplorazione della cavità del ghiacciaio ha permesso di ottenere mappe ad alta risoluzione della superficie inferiore dei ghiacci. Queste immagini sono paragonabili a una visione dell’“altro lato della luna”, un’analogia che sottolinea l’importanza di queste osservazioni, finora irraggiungibili.

Le scoperte chiave sotto il ghiacciaio

Le scoperte fatte grazie a Ran sono state straordinarie. Per la prima volta, i ricercatori sono riusciti a misurare i flussi sotto il ghiacciaio, dimostrando le ragioni per cui la parte occidentale della piattaforma glaciale di Dotson sta fondendo così rapidamente. Inoltre, sono stati osservati tassi di scioglimento particolarmente elevati in corrispondenza delle fessure verticali che attraversano il ghiacciaio, un fenomeno che potrebbe accelerare ulteriormente la perdita di massa di queste formazioni.

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Nuovi modelli e domande sollevate dalla scoperta di Ran

Durante l’esplorazione, Ran ha rivelato un paesaggio sorprendente alla base del ghiacciaio, caratterizzato da picchi e valli, con piattaforme e formazioni che somigliano a dune di sabbia. I ricercatori ipotizzano che queste strutture potrebbero essere influenzate dal movimento dell’acqua sotto il ghiaccio, probabilmente amplificato dalla rotazione terrestre.

Implicazioni per la modellazione dei ghiacciai

Karen Alley, glaciologa dell’Università del Manitoba e coautrice dello studio, ha sottolineato che le mappe prodotte da Ran hanno profondamente migliorato la nostra comprensione delle basi delle piattaforme di ghiaccio antartiche. Questi nuovi dati visivi sono fondamentali per interpretare e calibrare i modelli satellitari, permettendo di ottenere una visione più precisa dei cambiamenti che avvengono sotto il ghiaccio.

Prospettive future dello studio

Sebbene i modelli attuali non riescano a spiegare completamente i motivi complessi osservati alla base del ghiacciaio, la tecnologia di Ran ha aperto nuove opportunità per rispondere a questi enigmi. La professoressa Wåhlin insiste sull’importanza di sviluppare modelli più avanzati per prevedere la velocità di scioglimento delle piattaforme di ghiaccio in futuro, un dato cruciale per comprendere l’impatto che questi cambiamenti avranno sull’innalzamento del livello del mare.

Conclusione

Questa scoperta segna una pietra miliare nell’esplorazione polare e nella comprensione dei processi climatici in atto. Le cartografie dettagliate della parte inferiore dei ghiacciai, insieme alle nuove osservazioni sulle dinamiche dei flussi e delle fratture ghiacciate, potrebbero trasformare la nostra capacità di prevedere e affrontare gli impatti climatici in futuro. Se le tecnologie e i modelli sviluppati da questa ricerca continueranno a progredire, saranno fondamentali per ottimizzare le previsioni sulla fusione delle piattaforme di ghiaccio e sul conseguente innalzamento del livello del mare, fenomeno che potrebbe avere implicazioni devastanti per le coste di tutto il mondo.

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