Partita IVA e lavoro dipendente: scopri le possibilità e le regole!

In alcuni casi, sia per necessità che per interesse personale, alcuni individui possono ritrovarsi a gestire due lavori contemporaneamente. La combinazione tra partita IVA e impiego come dipendente è una realtà fattibile e in certi scenari addirittura vantaggiosa, tuttavia è essenziale comprendere a fondo le normative fiscali, previdenziali e contrattuali per evitare errori e possibili sanzioni.

Molte sono le incertezze da risolvere, specialmente per capire le restrizioni imposte a determinate categorie di lavoratori, il numero di contributi INPS richiesti, le implicazioni di svolgere due attività lavorative simultaneamente, e in quali circostanze risulta conveniente o meno avere sia un impiego dipendente che una partita IVA.

È possibile essere titolari di partita IVA e lavorare come dipendente?

I titolari di partita IVA possono anche essere impiegati come dipendenti, ma ciò non è universalmente applicabile a tutti. Bisogna analizzare ogni situazione specifica e considerare la condizione personale dell’individuo, dato che la tipologia di lavoro svolto ha un ruolo cruciale.

La partita IVA è compatibile con la NASPI e con un impiego dipendente nel settore privato, a condizione di rispettare alcune norme per evitare complicazioni legali e fiscali. Il principio fondamentale è il divieto di concorrenza: l’attività autonoma non deve creare un conflitto di interessi con l’impresa in cui si è assunti, quindi le due attività devono essere nettamente separate.

Partita IVA e impiego pubblico come dipendente: quando è permesso

Per i dipendenti pubblici, generalmente non è consentito aprire una partita IVA, anche se esistono alcune eccezioni, sebbene le regole siano piuttosto rigide. Il lavoratore pubblico è vincolato da un’esclusività di impiego, come stabilito dall’articolo 98 della Costituzione, il quale impone di dedicare tutte le proprie energie al servizio dell’amministrazione di appartenenza.

LEGGI  Scopri le Meraviglie del Centro Italia nelle Giornate FAI d'Autunno 2024!

Tuttavia, ci sono casi in cui un dipendente pubblico può detenere una partita IVA, con l’autorizzazione dell’amministrazione, se:

  • l’incarico è temporaneo e non interferisce con il lavoro da dipendente;
  • l’attività è svolta fuori dall’orario di lavoro pubblico;
  • non esiste un conflitto di interessi tra le due attività.

È anche possibile avere una partita IVA per dipendenti pubblici in situazioni speciali, come per esempio per docenze occasionali, partecipazioni a convegni e seminari, o per attività artistiche o letterarie, come nel caso di pittori, musicisti e scrittori.

Lavoro dipendente part-time e Partita IVA

Un’altra situazione in cui l’impiego pubblico part-time è compatibile con una partita IVA è quando il contratto di lavoro è a tempo parziale. Se l’impiego part-time è inferiore al 50%, è possibile aprire una partita IVA senza restrizioni, purché non ci sia conflitto di interessi con l’ente pubblico.

Per un part-time superiore al 50%, si applicano le stesse regole del full-time, rendendo necessaria l’approvazione dell’amministrazione per attivare una partita IVA.

Partita IVA e lavoro dipendente nello stesso settore

È possibile per chi è impiegato svolgere la stessa attività come libero professionista? La risposta varia a seconda del contratto di lavoro: se questo include una clausola di non competizione, non sarà possibile operare autonomamente nello stesso campo di attività.

Per i dipendenti pubblici, è possibile svolgere lo stesso lavoro con partita IVA, a condizione che l’attività non interferisca con quella pubblica, che non ci sia conflitto e che venga esercitata in orari diversi.

È possibile aprire la Partita IVA con un contratto a tempo indeterminato?

Anche chi è assunto a tempo determinato può aprire una partita IVA, ma è importante verificare la presenza di clausole di esclusività o limitazioni sulle attività esterne nel contratto di lavoro. In assenza di tali clausole, non ci sono barriere legali: si può essere lavoratori dipendenti a tempo indeterminato e contemporaneamente gestire una propria attività autonoma.

Lavoro dipendente e partita IVA: è conveniente?

Associare un impiego dipendente a una partita IVA può offrire diversi benefici e rappresentare una valida opportunità per certi professionisti. In primo luogo, è un eccellente metodo per diversificare le entrate, aggiungendo ai guadagni fissi quelli derivanti dall’attività autonoma.

Inoltre, si possono acquisire nuove competenze utilizzabili anche nel contesto dipendente, arricchendo così il proprio profilo professionale e rendendolo più attraente.

Quando la partita IVA non è vantaggiosa?

Sebbene avere sia un impiego dipendente che una partita IVA possa essere vantaggioso sotto vari aspetti, ci sono situazioni in cui potrebbe non essere così. La partita IVA risulta svantaggiosa quando l’attività autonoma è occasionale e il fatturato annuo non supera i 5.000 euro lordi.

Inoltre, non conviene quando le spese fisse eccedono gli introiti, quando si svolge la stessa attività del lavoro dipendente con una clausola di non competizione, e quando si è dipendenti pubblici a tempo pieno senza possibilità di ottenere l’autorizzazione per l’attività autonoma.

Quante tasse paga un dipendente con partita IVA?

Chi possiede sia un impiego dipendente che una partita IVA deve pagare le tasse sui redditi prodotti da entrambe le attività. Per i redditi da lavoro dipendente si applica normalmente l’IRPEF, che varia dal 23% al 43% a seconda della fascia di reddito.

Per i redditi derivanti dalla partita IVA, se si è sotto il regime ordinario, si applica l’IRPEF. Se invece si opta per il regime forfettario, compatibile con l’impiego dipendente, si pagherà un’imposta sostitutiva sui guadagni dell’attività autonoma che può essere del 5% o del 15%.

Lavoro dipendente e partita IVA: attenzione ai contributi INPS

La questione dei contributi INPS varia a seconda dell’attività autonoma svolta. Se si è lavoratori dipendenti a tempo pieno con una partita IVA come ditta individuale, è possibile esimersi dal versamento dei contributi previdenziali per l’attività autonoma, a condizione che l’impiego dipendente sia predominante sia in termini di orario che di redditi prodotti.

Se invece si opera come libero professionista, si è tenuti a iscriversi all’albo professionale di riferimento o, in assenza, alla gestione separata INPS, beneficiando della possibilità di versare i contributi in misura ridotta, dato che questi sono già coperti dall’impiego dipendente.

Articoli simili :

Vota questo articolo

Lascia un commento