A 40 anni, Cristiano Ronaldo ha siglato un nuovo contratto biennale con il club saudita Al Nassr, portando a un livello senza precedenti il compenso di un atleta professionista. Si tratta, con ogni probabilità, del contratto più ricco nella storia dello sport, sia in termini di salario diretto che di valorizzazione dell’immagine personale.
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Un compenso che frantuma ogni logica finanziaria
Secondo le cifre riportate da più fonti vicine all’accordo, il campione portoghese percepirà un reddito complessivo di circa 520 milioni di euro in due anni, includendo diritti d’immagine, sponsorizzazioni collegate e premi personali. Solo la parte fissa dello stipendio ammonterebbe a circa 200 milioni di euro annui, con una media impressionante:
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3,8 milioni di euro a settimana
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543.000 euro al giorno
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22.600 euro all’ora
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380 euro al minuto
Numeri che lasciano il segno, soprattutto in un contesto globale dove la discussione sul divario tra sport d’élite ed economia reale è sempre più accesa.
Oltre il campo: un’operazione strategica per l’Arabia Saudita
Il rinnovo con Al Nassr non è solo un affare sportivo. È parte integrante di una più ampia strategia geopolitica e culturale, con cui l’Arabia Saudita mira a rafforzare il proprio soft power attraverso lo sport. L’arrivo e la permanenza di fuoriclasse come Ronaldo servono a:
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Promuovere la Saudi Pro League a livello globale
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Posizionare il Paese come hub sportivo di primo piano
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Incentivare investimenti esteri legati all’intrattenimento
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Ridisegnare la propria immagine internazionale
Il contratto di Ronaldo si inserisce nel più ampio piano “Vision 2030”, con cui Riyadh punta a diversificare la propria economia oltre il petrolio.
Il precedente e le implicazioni economiche
Il primo contratto firmato da Ronaldo con il club saudita nel 2022 presentava già cifre straordinarie, ma il rinnovo conferma e rafforza l’escalation salariale che interessa il calcio professionistico, soprattutto in campionati emergenti che puntano sulla visibilità più che sulla tradizione.
Si tratta, senza dubbio, di un punto di svolta anche per il mercato:
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La valutazione dell’immagine personale di un atleta raggiunge livelli comparabili a quelli delle più grandi star di Hollywood o della tecnologia
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Le soglie salariali globali vengono ridefinite
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Si riaccende il dibattito sull’etica dei compensi nello sport
Conclusione: tra business, immagine e critica pubblica
Il caso di Cristiano Ronaldo non è solo un episodio calcistico, ma un fenomeno che riflette le nuove dinamiche del capitalismo sportivo. In un mondo in cui lo sport è ormai pienamente integrato nel sistema dei media, del branding e della geopolitica, accordi di questo tipo rappresentano tanto opportunità economiche quanto motivi di riflessione sociale.
Il dato finale, 380 euro al minuto, è simbolico. Non solo per il suo valore assoluto, ma perché sintetizza perfettamente lo scarto tra passione sportiva e macchina finanziaria che oggi definisce l’élite del calcio internazionale.
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