Euro vs Dollaro: perché la moneta unica non supera il biglietto verde?

Nonostante molte discussioni, l’euro non riesce a superare il dollaro come valuta di riserva principale nel mondo.

Negli ultimi mesi, si è molto discusso sul ruolo del dollaro come valuta di riserva globale. Diversi analisti ed esperti finanziari hanno iniziato a dubitare di questa predominanza, attribuendo alle politiche tariffarie americane e ai cambiamenti nella politica estera degli Stati Uniti la potenziale erosione della fiducia nel dollaro e nella stabilità dei suoi titoli di stato. Tuttavia, al di là delle speculazioni, non si sono visti cambiamenti tangibili fino ad ora. Alla fine dell’anno scorso, il dollaro rappresentava il 57,80% delle riserve valutarie globali, in aumento rispetto al 57,30% del trimestre precedente. In contrasto, l’euro è sceso dal 20,03% al 19,83%, anche a causa delle fluttuazioni del cambio.

L’euro fa piccoli progressi

Sebbene questi dati risalgano a prima che i dazi generassero turbolenze sui mercati finanziari, potremmo vedere alcune modifiche significative nei prossimi mesi. Ciò nonostante, sarebbe illusorio aspettarsi un cambio radicale. Al momento attuale, l’euro non sembra in grado di diventare o affiancarsi al dollaro come valuta di riserva. Gli mancano le fondamenta necessarie. Considerate che, dall’introduzione dell’unione monetaria, la quota dell’euro nelle riserve è cresciuta di poco, passando dal 18,1% nel primo trimestre del 1999, quando le economie coinvolte erano 12, rispetto alle 20 odierne.

Il declino del dollaro a vantaggio di sterlina e yuan

Il dominio del dollaro è effettivamente diminuito dal 71,2%, ma a beneficiarne sono state altre valute internazionali, come la sterlina britannica (che è cresciuta dal 2,7% al 4,9%) e lo yuan cinese (che è passato dallo 0 al 2,9%). Cosa significa questo? Per essere una valuta di riserva è essenziale guadagnarsi la fiducia dei mercati, che si basa su realtà concrete. Gli Stati Uniti rimangono una superpotenza su scala economica, finanziaria, geopolitica e militare. L’euro, d’altro canto, è la moneta comune di 20 stati dell’Unione Europea, che spesso appaiono uniti solo nominalmente e a seconda delle circostanze.

Inoltre, la cosiddetta Eurozona non è uno stato sovrano né una grande nazione. Non ha entrate proprie né emette debito. In politica estera manca di un profilo unitario credibile e le sue capacità militari sono spesso oggetto di critica, come dimostra il recente dibattito sul riarmo. I paesi BRICS, guidati da Cina e Russia, esplorano alternative al dollaro e considerano l’euro, ma le severe posizioni dell’UE sul congelamento delle riserve russe non favoriscono questa possibilità.

L’euro, una valuta di riserva improbabile

Se gli Stati Uniti appaiono meno affidabili per i cosiddetti “nemici dell’America”, perché investire in Europa, dove l’atteggiamento è simile o persino più severo? Inoltre, l’Eurozona è soggetta a potenziali tensioni sul mercato dei titoli sovrani, con i rendimenti dei bond che possono variare notevolmente. Nonostante la riduzione delle probabilità di crisi e gli strumenti innovativi adottati dalla Banca Centrale Europea, il rischio di una nuova crisi dello spread rimane una possibilità concreta.

Queste incertezze proiettano un’ombra che rende improbabile il superamento del dollaro da parte dell’euro come valuta di riserva mondiale nei prossimi anni.

 

 

 

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