Debito USA fuori controllo: Scopri come la cattiva gestione aggrava la crisi!

Il debito degli Stati Uniti non solo aumenta in proporzione al PIL a ritmi preoccupanti, ma risulta anche da una gestione negli anni decisamente insufficiente.

Un gigante si aggira tra le porcellane. E che gigante! È sorprendente osservare come, dopo anni in cui l’Italia era considerata il possibile cuore di una crisi del debito mondiale, ora siano gli Stati Uniti a trovarsi sotto la lente d’ingrandimento dei mercati. La riduzione del rating da parte di Moody’s ha definitivamente rimosso la tripla A dai Treasury americani. E sebbene il governo degli Stati Uniti si dimostri irritato e reagisca con indignazione all’accaduto, i fatti parlano chiaro e non giocano a suo favore. Se c’è una critica che si può muovere verso le agenzie internazionali, è quella di essere ancora troppo indulgenti con un emittente che non solo è pesantemente indebitato, ma che sembra non rendersi conto della situazione critica in cui si trova.

Il debito degli USA cresce insieme agli interessi

Il debito degli Stati Uniti ha raggiunto i 36.000 miliardi di dollari nel 2024, superando il 120% del PIL. Il deficit oscilla tra il 6,5% e il 7% del PIL, equivalente a circa 2.000 miliardi di dollari ogni anno, rappresentando circa il 40% delle entrate federali. La situazione è diventata allarmante con l’aumento della spesa per interessi, che è salita dai 562 miliardi del 2021 a 1130 miliardi nell’ultimo anno, rappresentando quasi un quarto delle entrate federali. Questo scenario ricorda quello dell’Italia agli inizi degli anni ’90.

L’America, tuttavia, non è l’Italia. Possiede il dollaro, la valuta di riserva globale, con cui contrae e ripaga i debiti. Ha un’economia dinamica e resterà per diversi anni la superpotenza militare e tecnologica del mondo. Non ci saranno commissari europei alla Casa Bianca. Tuttavia, ciò non nega la gravità della situazione, che è molto seria. Il Congresso sta negoziando in queste settimane una riduzione delle tasse con l’amministrazione Trump.

La maggioranza repubblicana è a favore, ma chiede garanzie finanziarie. Il governo le offre solo in parte. Il disavanzo previsto è di 3.300 miliardi in 10 anni, un deficit che si aggiunge a quello già elevato e che potrebbe far esplodere il debito degli USA.

Gestione tecnica disastrosa

Oltre a una cattiva gestione fiscale, a Washington c’è anche una scarsa gestione tecnica del debito. L’Italia ha molti difetti e raramente cerchiamo di nasconderli. Spendiamo male i soldi dei contribuenti e non ne abbiamo mai abbastanza. Tuttavia, se c’è un merito che dobbiamo riconoscerci, è la capacità di gestire il debito pubblico nel miglior modo possibile. Questo merito va alla classe dirigente del Ministero dell’economia e delle finanze, che compensa una classe politica che si è rivelata nei decenni mediocre e bizzarra. Abbiamo superato molte crisi dagli anni ’90 senza mai rischiare realmente sul fronte fiscale.

I cosiddetti “tecnici” del MEF hanno molto da insegnare al resto del mondo, inclusa la Germania. Quest’ultima è andata in crisi negli ultimi anni, non appena ha dovuto affrontare una grave recessione economica con impatti negativi sul bilancio pubblico. È arrivata persino a falsificare i bilanci per ben 889 miliardi di euro.

È la Corte dei Conti tedesca a dichiararlo. Questo incredibile evento ha portato alla caduta del governo di Olaf Scholz alla fine del 2024.

Pioggia di scadenze a breve termine

Il debito degli USA, oltre ad essere enorme, è anche mal gestito, come dimostra il fatto che solo quest’anno scadranno titoli per 9.200 miliardi di dollari. A questi si aggiungeranno circa 2.000 miliardi di deficit. In sostanza, il Tesoro americano dovrà trovare entro 12 mesi circa 11.000 miliardi, più del 36% del PIL. L’Italia è già considerata al limite con emissioni lorde che superano il 20% del PIL. E anche se Washington non è Roma, i numeri sono comunque drammatici e insostenibili anche per zio Sam.

Passato il 2025, il 2026 non sarà meno gravoso. Le scadenze riguarderanno altri 9.300 miliardi di dollari, al netto del deficit. Come è stato possibile arrivare a questa situazione folle? Chiaramente, chi ha emesso il debito USA negli anni passati non aveva idea di cosa stesse facendo. Tra gli altri, si può ringraziare Janet Yellen, ex segretaria al Tesoro e già governatrice della Federal Reserve. Ha lasciato una situazione molto difficile al suo successore. Lo ha fatto intenzionalmente? Non vi era certezza di perdere le elezioni lo scorso novembre. Anzi, fino all’ultimo i democratici speravano di vincerle. In ogni caso, non sarebbe una scusa.

Scarsa durata media

Dei 37.000 miliardi di debito USA attuali, al 30 aprile scorso, 28.600 erano sotto forma di titoli di stato. Di questi, 9.050 miliardi sono detenuti all’estero e 8.054 miliardi sono in mano alla FED e ad altre agenzie governative. Sono i circa 20.000 miliardi nelle mani dei creditori privati a creare veri timori. E qual è il problema? I Treasury hanno una durata media inferiore ai 6 anni, meno dei 7 anni dell’Italia e dei poco più di 7 della Germania. Nessun confronto con i 14,4 anni del Regno Unito.

Gli USA hanno emesso debito senza preoccuparsi della possibile risalita dei tassi negli anni scorsi. Si sono comportati da cicala in piena regola. A dire il vero, durante il primo mandato, il presidente Donald Trump aveva proposto di puntare su scadenze ultra-lunghe.

Era sua l’idea di emettere Treasury a 50 o 100 anni. Il Tesoro non seguì questa proposta, affermando che l’accoglienza del mercato sarebbe stata tiepida. Non se ne fece nulla, nemmeno per quanto riguarda l’allungamento progressivo delle scadenze. Di conseguenza, oggi è troppo tardi. Un Treasury a 30 anni oggi costa più del 5% rispetto all’1,20% minimo raggiunto nel 2020. Ecco perché Trump insiste con la FED per un taglio dei tassi, che non sarà utile senza una chiara riduzione dell’inflazione.

Debito USA, l’austerità come necessaria cura

Se in passato fosse stato emesso debito USA di più lunga durata, oggi avremmo meno scadenze da rinnovare e una maggiore fiducia del mercato riguardo la sostenibilità del debito. I rendimenti lungo la curva sarebbero probabilmente più bassi. Il costo sarebbe stato quello di pagare interessi leggermente più alti negli anni passati, ma i benefici futuri avrebbero superato i costi. Perché non è accaduto? Washington pensava che il suo “privilegio esorbitante” di emettere titoli in dollari bastasse per continuare ad attrarre la fiducia degli investitori a tempo indeterminato. Chiamatelo errore di presunzione. E sta costando caro all’America di oggi. Senza tagli alla spesa e/o aumenti credibili delle entrate, i deflussi di capitale rischiano di accelerare e i rendimenti di aumentare ulteriormente. Benvenuti nell’austerity!

 

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