Top 8 delle monete da 2 euro più rare e costose
Classifica aggiornata delle 5 monete da 2 euro più rare e ricercate
La distanza tra Berlino e Pechino non è mai stata così marcata. Il viaggio che il ministro degli Esteri tedesco, Johann Wadaphul, aveva programmato per questi giorni è stato revocato. Solamente il suo collega cinese Wang Yi si sarebbe reso disponibile per un incontro, mentre il resto delle riunioni pianificate era già stato cancellato. Al centro della disputa vi sono le terre rare, metalli fondamentali per numerosi settori chiave come l’elettronica, l’automobilistico, la difesa e il sanitario.
Xi Jinping esercita pressione sulle terre rare
Da tempo la Cina ha iniziato a ridurre le proprie esportazioni di questi materiali critici. Possedendo fino al 90% della produzione mondiale, questa strategia ha l’effetto di esercitare una notevole pressione sulle industrie estere.
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Wadaphul avrebbe desiderato affrontare principalmente questa questione durante il suo viaggio. Tuttavia, il presidente cinese Xi Jinping sta facendo valere la sua forza negoziale, consapevole del vantaggio che detiene e della situazione precaria in cui si trova l’Unione Europea, testandone la resilienza di fronte a richieste come il riconoscimento di Taiwan come parte integrante della Cina.
Questo giovedì, Xi si incontrerà con il presidente americano Donald Trump a margine del vertice ASEAN in Corea del Sud. I due leader discuteranno su come mitigare le tensioni commerciali, con le terre rare che dominano l’agenda del magnate americano. Anche gli Stati Uniti, fortemente dipendenti dalle importazioni, non possono permettersi un conflitto aperto con la Cina. Nel frattempo, mentre queste due grandi potenze negoziano, l’UE si trova sempre più emarginata nei dialoghi globali.
Potenziale recessione in Germania
La Germania sembra essere il paese che pagherà il prezzo più alto a breve termine. Il 93% delle sue importazioni di terre rare proviene dalla Cina, e la sua dipendenza continua a crescere. Le restrizioni commerciali auto-imposte potrebbero avere un impatto devastante sull’economia tedesca, con il settore automotive che rischia una paralisi, al punto da considerare l’introduzione della settimana lavorativa ridotta per i dipendenti.
Con il PIL tedesco previsto crescere solo di qualche punto percentuale, lo spettro di un terzo anno consecutivo di recessione diventa più tangibile.
Nel 2024, la Germania ha importato dalla Cina merci per un valore di 175 miliardi di dollari, mentre le esportazioni verso la Cina sono state quasi di 98 miliardi. Il significativo deficit commerciale evidenzia uno sbilanciamento delle forze a favore del gigante asiatico. Non si era mai verificato in passato che un diplomatico tedesco fosse praticamente snobbato dal governo cinese, un evento che segna una svolta nelle relazioni bilaterali e conferma il rapido declino delle istituzioni europee, percepito chiaramente nel resto del mondo.
Divisioni nella politica tedesca
L’aspetto forse più preoccupante è un altro. Di fronte a questa sfida, la politica tedesca appare incerta su come reagire. Ancora una volta, il governo federale è diviso: i conservatori guidati dal cancelliere Friedrich Merz spingono per un approccio più duro, mentre i socialdemocratici chiedono maggior cautela. Queste divergenze riflettono due visioni opposte riguardo al futuro della Germania e dell’UE. Il centro-destra sostiene la necessità di una indipendenza strategica in Europa, mantenendo al contempo forti legami con gli Stati Uniti.
Il fronte di sinistra, invece, continua a orientarsi verso l’Est.
Senza terre rare, la produzione europea potrebbe collassare in pochi mesi. È evidente che senza queste risorse non sarebbe possibile nemmeno considerare un riarmano, dipendendo da tecnologie che non possediamo e che dobbiamo importare, soprattutto dalla Cina. Una situazione simile al Green Deal degli anni scorsi, che prevede la produzione esclusiva di auto elettriche, rendendoci completamente dipendenti dal nostro avversario nel panorama geopolitico internazionale.
Le terre rare come simbolo della marginalità europea
Sia che Trump e Xi riescano a risolvere le loro divergenze o meno, il punto è che l’UE non figura neanche tra le priorità dei due uomini più potenti del pianeta. La marginalità europea preoccupa, poiché preannuncia una marginalità economica già evidente, che rischia di diventare un processo irreversibile. La crisi politica in Francia e la fragilità del governo tedesco aggravano ulteriormente la situazione. Di quel vecchio asse, che per decenni ha sostenuto le sorti dell’area, ora rimane solo un patetico incontro periodico tra figure poco influenti anche a livello domestico.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
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