I concetti di “espulsione” e “liberazione forzata” descrivono due processi legali distinti che si adottano in situazioni differenti, anche se entrambi mirano al medesimo risultato: la riconquista di un immobile. Ma come si svolgono queste procedure e quali sono le loro peculiarità? Vediamolo insieme.
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Cos’è l’espulsione?
L’espulsione è un’azione giuridica che può essere intrapresa solo con un valido contratto di affitto tra le parti. Questo processo consente al proprietario di un immobile di richiederne la liberazione, generalmente per via della mancata corresponsione dell’affitto da parte dell’inquilino.
Il procedimento inizia con un avviso di espulsione per morosità, che può essere emesso dopo almeno 20 giorni dalla scadenza del pagamento previsto nel contratto.
Il procedimento include diversi passaggi, come l’invio di una lettera di sollecito, che indica l’obbligo di saldare i debiti e di sgomberare l’immobile entro una data specifica. Se l’inquilino non soddisfa queste richieste, si procede con l’avviso di espulsione, con il quale l’inquilino viene citato in tribunale per la convalida dell’azione. In assenza di opposizione o in caso di mancata presenza, il giudice stabilisce la data per la liberazione dell’immobile, rendendo l’espulsione effettiva.
Quando si applica la liberazione forzata?
La liberazione forzata, d’altro canto, è una procedura finalizzata a restituire al legittimo proprietario il possesso di un immobile o di un terreno occupato senza autorizzazione. In questo contesto, non esiste un contratto di locazione a regolare i rapporti tra le parti, ma vi è una mancanza di titolo legale che giustifichi l’occupazione.
La liberazione forzata diventa necessaria quando una persona, senza alcun diritto di uso, occupa una proprietà senza un accordo formale col proprietario. La richiesta di liberazione forzata può essere inoltrata direttamente alla Procura, la quale ordinerà l’intervento delle forze dell’ordine per ripristinare la legittimità del possesso.
Le principali differenze tra espulsione e liberazione forzata
La distinzione tra espulsione e liberazione forzata si evidenzia esaminando il tipo di relazione legale esistente tra le parti. L’espulsione presuppone un contratto di locazione, che serve da fondamento per avviare il procedimento contro un inquilino che non ha adempiuto agli obblighi di pagamento. Invece, la liberazione forzata si applica in casi di occupazione illegale, ovvero quando non esiste un accordo che legittimi la presenza dell’occupante.
Da un punto di vista legale, quindi, l’espulsione tutela i diritti del proprietario nell’ambito di un contratto di locazione, mentre la liberazione forzata è un intervento più generale, mirato a recuperare la proprietà in caso di utilizzo inappropriato o illegittimo del bene. Inoltre, i tempi e le modalità con cui si svolgono queste procedure possono differire notevolmente.
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Marco Bianchi è un rinomato analista e scrittore nel campo immobiliare, con una profonda conoscenza del mercato italiano. Laureato in Economia Immobiliare all’Università di Bologna, vanta oltre vent’anni di esperienza, durante i quali ha collaborato con prestigiose agenzie immobiliari, offrendo strategie d’investimento vincenti. Autore di articoli influenti e di un libro sull’investimento immobiliare, Marco si dedica a condividere la sua esperta visione del settore, fornendo analisi dettagliate e consigli pratici ai nostri lettori.