Nell’era moderna, la casa rappresenta un sogno da costruire e realizzare. Per gli antichi Romani, il sogno era incarnato dalla “domus“: “Nullus est instar domus” (Non c’è niente come la propria casa). In realtà, la “domus” non era una semplice abitazione o una villa signorile come potremmo immaginarla oggi. Era un simbolo di privilegio per pochi eletti, il fulcro della vita familiare, sociale e anche spirituale dell’aristocrazia. Un ambiente dove status e tradizioni si amalgamavano in un’unione di architettura e arte.
Ma cosa rendeva queste residenze così uniche? Perché, ancora oggi, dopo millenni, continuano a incantarci? Per rispondere, dobbiamo intraprendere un viaggio attraverso la storia e l’architettura, esplorando le domus accessibili al pubblico o preservate nei siti archeologici che testimoniano la grandezza dell’antica Roma.
Cosa erano le domus romane?
La “domus” era un tipo di abitazione urbana destinata alla classe sociale più elevata dell’antica Roma, l’aristocrazia. A differenza delle semplici “insulae” (edifici multipiano che ospitavano le classi meno abbienti e che oggi potremmo considerare abitazioni popolari), la domus simboleggiava eleganza, potere e prestigio, un luogo dedicato alla rappresentazione sociale.
Anche all’epoca, le costruzioni più dense e caotiche erano destinate alla plebe, mentre la domus era generalmente situata in vaste aree urbane e progettata per riflettere ordine e bellezza estetica.
Che cosa significa domus?
Nell’antica Roma, la casa aveva un significato più sacro e simbolico. Infatti, il termine “domus”, in latino, significa “casa” o “dimora“, ma con una connotazione più ampia, indicando solidità e status sociale elevato. Per i Romani, la domus era anche il luogo dell’anima, un concetto che includeva la famiglia, le proprietà e le leggi che regolavano questi beni. Quindi, le domus non erano semplici rifugi, ma rappresentavano lo status, la sicurezza e il prestigio sociale, tanto che esistevano leggi specifiche per proteggerle.
Chi abitava e quante famiglie vivevano nella domus?
La domus ospitava una singola famiglia, a differenza delle insulae, dove vivevano molte famiglie di plebei su più livelli, le abitazioni popolari dell’epoca. La tipica famiglia romana non includeva solo i genitori e i figli, ma spesso anche parenti più lontani e un largo numero di servitori, schiavi e liberti.
Anche la struttura della domus rifletteva la gerarchia sociale, con decorazioni di pregio, spazi ben definiti per la famiglia e gli ospiti, e aree più riservate per il personale di servizio.
La domus e l’insula: la villa e la casa popolare dei romani
La distinzione tra casa di pregio e casa popolare era ben definita nell’antica Roma, dove la società era ancor più gerarchizzata di oggi. A differenza di una comune insula (più piccola, caotica e sviluppata in verticale), la domus si estendeva più in orizzontale e comprendeva numerose stanze e ambienti con funzioni specifiche.
Già in quel tempo, le domus erano una fonte di rendita, infatti le stanze che si affacciavano sulla strada, chiamate tabernae, erano spesso affittate a terzi per essere utilizzate come negozi o botteghe artigiane.
Quali sono gli ambienti caratteristici di una domus?
Una domus tipica dell’epoca repubblicana e della prima età imperiale era strutturata in maniera complessa e articolata, divisa in ambienti specifici, ciascuno con una funzione ben definita. Generalmente erano organizzati come segue:
- Ingresso: era suddiviso in due sezioni, il vestibulum e le fauces, che conducevano all’atrium.
- Atrio: ampio spazio aperto dotato di un’apertura sul soffitto, l’impluvium, che permetteva alla luce e alla pioggia di entrare. L’acqua piovana veniva raccolta in una vasca centrale, chiamata “compluvium”. Era il luogo dove si svolgevano le cerimonie più importanti e dove venivano accolti gli ospiti.
- Tablinum: una sorta di ufficio o stanza di rappresentanza, spesso situato tra l’atrio e il giardino. Qui il pater familias accoglieva ospiti importanti o curava gli affari. Rappresentava lo spazio ufficiale della casa.
- Cubiculum: le stanze da letto della domus erano i cubicula. Si trattava di ambienti piuttosto piccoli e spartani, dove i membri della famiglia dormivano, spesso senza grandi decorazioni.
- Triclinium: stanza chiamata anche “oecus tricliniare”, era la sala da pranzo o dei banchetti, molte volte la più decorata della casa. Qui la famiglia e gli ospiti si riunivano per mangiare sdraiati su letti speciali. Gli ospiti banchettavano sdraiati su letti tricliniari.
- Peristylium: una zona verde, il giardino interno, ornato da colonne e piante, situato nella parte posteriore della domus. Questo spazio garantiva momenti di tranquillità e bellezza nella vita domestica.
- Hortus: sul retro della casa poteva esserci un giardino o orto domestico all’aperto.
Come erano decorate le domus romane?
Gli affreschi e i decori autocelebrativi
Le pareti erano frequentemente adornate da affreschi, che illustravano scene mitologiche, paesaggi e motivi decorativi tipici della pittura pompeiana. I pavimenti erano coperti da mosaici che rappresentavano scene quotidiane, forme geometriche o simboli. Le statue e le sculture, collocate negli ambienti principali e nel peristylium, conferivano un aspetto di bellezza e magnificenza. Lo sfarzo e la qualità degli ornamenti dipendevano dallo status sociale e dalla cultura della famiglia.
Gli arredi minimali
Lo storico del Novecento Ugo Enrico Paoli descriveva gli interni delle domus romane come ambienti meno affollati di mobili rispetto a quelli moderni. Per conservare oggetti e tessuti, i Romani preferivano usare spazi specifici come stanze di servizio o nicchie nei muri piuttosto che mobili ingombranti come armadi o cassettiere.
Questo sistema, efficiente e diffuso, prevedeva l’uso di nicchie nei muri o l’impiego di numerose “cellae” per organizzare dispense, guardaroba e depositi. Di conseguenza, l’arredamento risultava minimale, tanto che, agli occhi dei Romani, le nostre stanze moderne apparirebbero simili a magazzini.
Che differenza c’è tra casa e domus?
Anche se spesso traduciamo domus con “casa”, esiste una profonda distinzione rispetto al concetto moderno di casa. L’abitazione moderna è un luogo di riparo e quotidianità, accessibile a tutti. La domus romana, invece, era simbolo di un privilegio, perciò destinata solo alle classi elevate e con una funzione che superava il semplice vivere quotidiano. In essa si celebravano riti, incontri e attività che coinvolgevano la comunità o rappresentavano il potere della famiglia. Se oggi la casa è uno spazio privato, la domus romana dell’epoca era soprattutto un luogo di rappresentanza.
Le più belle domus romane da visitare
Oggi possiamo visitare alcune delle più belle domus romane, che ci trasportano indietro ai tempi dell’antica Roma e ci permettono di immergerci nell’atmosfera di queste abitazioni. Ecco alcune delle più note:
- Domus Aurea (Roma): eretta per l’imperatore Nerone, questa residenza era un capolavoro di lusso e decorazione. Oggi ne rimangono solo i resti, ma la Domus Aurea ci offre uno spaccato della grandezza e delle ambizioni delle domus imperiali.
- Casa del Fauno (Pompei): questa domus è celebre per i suoi mosaici, tra cui spicca il famoso “Mosaico di Alessandro”, rivelato dalla cenere vulcanica solo nella prima metà dell’Ottocento. È una delle domus più grandi e meglio conservate di Pompei, e riflette la vita di una famiglia aristocratica pompeiana.
- Villa dei Misteri (Pompei): una villa suburbana utilizzata come residenza padronale, situata poco fuori dalle mura di Pompei. La Villa dei Misteri è rinomata per i suoi affreschi, che illustrano riti misterici e religiosi. Un esempio perfetto di come le decorazioni della casa assumano significati spirituali.
- Domus del Chirurgo (Rimini): questa domus deve il suo nome alla scoperta di numerosi strumenti chirurgici. Gli ambienti decorati e l’architettura raffinata mostrano la vita di un medico romano.
- Domus Tiberiana (Roma): le sue imponenti arcate si affacciano sul Foro Romano, circondate da reperti archeologici di grande bellezza e importanza storica. La Domus sorge sul colle Palatino, uno dei sette colli su cui è stata costruita la Città Eterna.
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Marco Bianchi è un rinomato analista e scrittore nel campo immobiliare, con una profonda conoscenza del mercato italiano. Laureato in Economia Immobiliare all’Università di Bologna, vanta oltre vent’anni di esperienza, durante i quali ha collaborato con prestigiose agenzie immobiliari, offrendo strategie d’investimento vincenti. Autore di articoli influenti e di un libro sull’investimento immobiliare, Marco si dedica a condividere la sua esperta visione del settore, fornendo analisi dettagliate e consigli pratici ai nostri lettori.