Questo colosso dell’abbigliamento chiude i battenti in tutta Europa

L’industria dell’abbigliamento attraversa una fase di profondo cambiamento, e tra i colpi più duri di questo periodo figura la chiusura operativa di uno dei marchi storici del prêt-à-porter internazionale. A partire da maggio 2024, Esprit, fondata a San Francisco nel 1968, ha annunciato il fallimento delle sue filiali in Europa, segnando l’ennesimo segnale d’allarme per il settore.

Una crisi che coinvolge tutto il continente

Con 586 punti vendita distribuiti in circa 40 Paesi, Esprit ha rappresentato per decenni un riferimento per la moda accessibile di fascia media. Eppure, come già accaduto ad altri nomi noti come Pimkie e Kookaï, il gruppo non ha retto all’impatto combinato tra le conseguenze economiche della pandemia, l’aumento vertiginoso dei costi operativi (trasporti, energia, affitti) e le nuove dinamiche del mercato post-Covid.

Secondo una nota diramata dal gruppo, i recenti fallimenti sono attribuibili anche a fattori macroeconomici come l’inflazione, l’aumento dei tassi d’interesse e l’impatto dei conflitti geopolitici. Ma a incidere profondamente è stata anche la concorrenza aggressiva da parte di player digitali ultra low-cost come Shein e Temu, che hanno rapidamente eroso quote di mercato soprattutto tra i giovani consumatori.

Le filiali già colpite

La crisi non ha colpito simultaneamente tutti i mercati: la filiale svizzera è stata la prima a cedere, dichiarando l’insolvenza già a marzo 2024, seguita da quella belga in aprile. Il 15 maggio 2024, Esprit ha formalizzato l’avvio della procedura di fallimento anche per le sue attività in Europa e per altre sei filiali internazionali.

In parallelo, la società ha dichiarato di puntare su una ristrutturazione strategica, nella speranza di attirare nuovi partner finanziari interessati a rilanciare il brand.

Un declino iniziato anni fa

La situazione odierna è il risultato di una crisi che Esprit affronta da tempo. Già nel 2020, in piena pandemia, il gruppo era ricorso a una pesante ristrutturazione interna che ha comportato la chiusura di circa 100 negozi e la riduzione di un terzo della forza lavoro. Nonostante un fatturato dichiarato di circa 3,2 miliardi di dollari HK (pari a 377 milioni di euro) nel 2022, la ripresa non è mai davvero decollata.

A pesare è stata anche la mancata modernizzazione del marchio, incapace di intercettare le esigenze della generazione Z e di sfruttare pienamente il canale e-commerce in crescita esponenziale nel periodo post-Covid.

Fine serie: Esprit finisce nei negozi Noz

A conferma del momento difficile, il 19 giugno 2024 ben 190.000 articoli Esprit verranno messi in vendita con sconti fino al 60% nei 322 punti vendita della catena Noz, leader europeo nel mercato del destoccaggio. Si tratta di un’operazione simbolica che rappresenta la fine di un’epoca per il brand.

Conclusioni

Il caso Esprit evidenzia come anche marchi storici e internazionali non siano immuni ai profondi cambiamenti strutturali che stanno attraversando il settore della moda. La concorrenza digitale, l’aumento dei costi, l’evoluzione dei consumi e la fragilità delle strategie post-crisi sono fattori che ogni operatore del comparto dovrà affrontare con urgenza e lucidità. E il caso Esprit, da questo punto di vista, è un monito per l’intero settore.

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