Un’innovazione che unisce onde, vento e sole per alimentare abitazioni in modo pulito e continuo: dalla Svezia arriva una soluzione modulare e scalabile che potrebbe cambiare il futuro delle energie rinnovabili offshore.
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Un progetto ambizioso: un “radeau” da 38 metri per alimentare 1000 abitazioni
Nel panorama in continua evoluzione della transizione energetica, una realtà svedese ha messo a punto un sistema ibrido che merita attenzione. Si tratta di un convertitore di energia galleggiante lungo 38 metri, in grado di produrre fino a 1 MW di potenza combinando più fonti rinnovabili: onde, vento e luce solare.
La struttura – definita “zattera”, ma altamente ingegnerizzata – integra turbine eoliche verticali e pannelli fotovoltaici, sfruttando l’ambiente marino per ottimizzare la produzione di energia. Il progetto si distingue per l’approccio modulare: ogni unità è progettata per essere facilmente trasportata, installata e manutenuta, riducendo i costi operativi rispetto agli impianti offshore tradizionali.
Una combinazione sinergica di forze naturali
L’efficacia del sistema risiede nella capacità di utilizzare in modo sinergico tre fonti rinnovabili. Il cuore tecnologico è un cilindro d’acqua collegato al fondale, che si muove con l’oscillazione delle onde. Questo movimento aziona una turbina Pelton interna, producendo energia anche in assenza di vento o sole.
L’energia ondosa – detta anche energia houlomotrice – ha il vantaggio di offrire una continuità produttiva più stabile rispetto ad altre fonti intermittenti. Questo consente alla zattera di funzionare anche in condizioni meteorologiche variabili, fornendo una base più solida per l’elettrificazione di comunità costiere o isolate.
Un impatto ambientale ed economico positivo
Rispetto a molte soluzioni attuali, la zattera di NoviOcean – così è stata battezzata – presenta un impatto ambientale minimo. Non altera il paesaggio costiero, non emette inquinanti e può coesistere con altri impianti, come parchi eolici offshore, aumentando l’efficienza complessiva del sistema marino.
Oltre all’aspetto ambientale, ci sono ricadute economiche significative. L’adozione di sistemi del genere in ambiti locali potrebbe ridurre la dipendenza da reti energetiche centralizzate e favorire l’autonomia energetica, un obiettivo cruciale in un contesto di crisi geopolitiche e volatilità dei prezzi dell’energia.
Prospettive per uno sviluppo su larga scala
Secondo le prime proiezioni, la tecnologia sviluppata da NoviOcean potrebbe generare fino a 25 MW per chilometro quadrato, più del doppio rispetto ai 10 MW medi prodotti dagli impianti eolici offshore convenzionali. Questa densità energetica apre la strada a un uso più efficiente dello spazio marino, un fattore cruciale per il futuro dell’energia blu.
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Un’infrastruttura così compatta e performante sarebbe particolarmente utile per isole, regioni remote o aree a crescita demografica rapida, dove l’espansione della rete elettrica è costosa o tecnicamente complessa.
Sfide e opportunità
Come per molte tecnologie emergenti, le prospettive sono ampie ma non prive di ostacoli. Il principale limite attuale è l’accesso a capitali sufficienti per passare dalla fase prototipale a quella industriale. NoviOcean stima un fabbisogno iniziale di 12 milioni di euro per completare lo sviluppo, avviare la produzione e consolidare collaborazioni strategiche in mercati chiave come Nord America e Nord Europa.
Va segnalato che l’interesse istituzionale verso soluzioni multi-tecnologiche è in aumento, e questo potrebbe facilitare il dialogo tra innovatori e soggetti pubblici, soprattutto nei Paesi impegnati a rispettare gli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi.
Verso un futuro energetico innovativo
La zattera da 38 metri sviluppata in Svezia è molto più di un esperimento: rappresenta un’evoluzione nel modo in cui pensiamo, progettiamo e sfruttiamo le infrastrutture energetiche costiere. Grazie alla sua flessibilità, all’uso integrato di fonti rinnovabili e al potenziale per un impiego su larga scala, questa tecnologia offre un’alternativa concreta alla dipendenza da fonti fossili e alla frammentazione energetica.
Se sostenuta da politiche pubbliche mirate e da una strategia di investimento solida, potrebbe diventare uno dei pilastri della nuova economia energetica marittima, contribuendo a costruire un futuro in cui l’energia sia non solo pulita, ma anche democratica, resiliente e diffusa.
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