Top 8 delle monete da 2 euro più rare e costose
Classifica aggiornata delle 5 monete da 2 euro più rare e ricercate
La recente rinuncia di Sébastien Lecornu alla carica di primo ministro, avvenuta solamente poche ore dopo l’insediamento del suo governo, ha generato turbolenze nei mercati finanziari. L’euro ha perso terreno nei confronti del dollaro, segnando un nuovo capitolo nella crisi politica francese. Il tasso di cambio è sceso a 1,16, mentre alla fine della scorsa settimana era a 1,1730. La possibilità di una ripresa e di poter superare la soglia di 1,20 sembra ora più distante. Il quinto esecutivo francese è caduto in meno di due anni, evidenziando la difficile situazione della seconda economia più grande dell’Unione Europea. A questo punto, sembra che il presidente Emmanuel Macron abbia esaurito tutte le opzioni a sua disposizione.
La crisi francese e le sue ripercussioni sull’euro
Analizziamo quali scenari si possono aprire da ora in poi e come la crisi politica e finanziaria in Francia possa influenzare l’euro. Macron ha teoricamente tre vie d’uscita. La prima sarebbe nominare un altro primo ministro, possibilmente con un orientamento più a sinistra, per cercare di attrarre i voti dei socialisti. Tuttavia, le probabilità di evitare una votazione di sfiducia da parte dell’Assemblea Nazionale sarebbero simili a quelle dei suoi predecessori. Quindi, questa opzione potrebbe essere più un gesto disperato che una reale soluzione.
Marine Le Pen sollecita nuove elezioni
La seconda opzione, e molto più probabile, è lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale e la convocazione di nuove elezioni, le terze dal 2022. I mercati sono preoccupati dalla possibilità di una vittoria di Marine Le Pen e del suo Rassemblement National, attualmente in testa nei sondaggi. L’accesso a Palazzo Matignon le è stato negato l’anno scorso grazie a un accordo tra centristi e il Nuovo fronte popolare. Questo stratagemma potrebbe essere difficile da replicare dopo un anno di tensioni tra le due fazioni.
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Infine, le dimissioni di Macron stesso. Questa ipotesi, che fino a pochi mesi fa sembrava improbabile, ora diventa sempre più concreta. La France Insoumise guidata da Jean-Luc Mélenchon ha già annunciato che proporrà una mozione per richiedere l’impeachment del presidente. Gli altri partiti sono cauti. La stessa Le Pen, attualmente impossibilitata a candidarsi a causa di una condanna subita all’inizio dell’anno, ha descritto l’ipotesi delle dimissioni come “saggia”, ma ha chiarito che non le solleciterà.
Nessuna Frexit prevista
Come potrebbero questi tre scenari di crisi influenzare l’euro? La situazione più dannosa per il cambio sarebbe la partenza anticipata di Macron dall’Eliseo. Il suo successore sarebbe probabilmente ostile all’Unione Europea, una prospettiva che metterebbe in serio dubbio il futuro della moneta unica. Importante sottolineare: nessun partito a Parigi sta chiedendo l’uscita dall’euro. Piuttosto, l’avanzamento dell’unione monetaria sarebbe messo in pausa sotto una presidenza non europeista.
Un problema più immediato e meno ideologico è rappresentato dalla necessità di bilanciare i conti pubblici. Chi vincerà le elezioni dovrà ridurre la spesa pubblica e/o aumentare le entrate. La spesa rappresenta quasi il 57% del Pil. Nonostante le promesse di Macron, ottenute durante il suo primo mandato nel 2017, questa percentuale è rimasta invariata.
I futuri governi dovranno agire per ridurre il deficit, e i cittadini francesi dovranno sacrificare alcuni servizi e sussidi.
Austerità in vista per la Francia
L’austerità fiscale sarà meno dolorosa se accompagnata da una politica monetaria espansiva. Tassi di interesse più bassi e forse un nuovo ciclo di Quantitative Easing, ovvero acquisti di obbligazioni da parte della Banca Centrale Europea (BCE), renderebbero il rifinanziamento del debito meno costoso. Ciò accelererebbe la riduzione del deficit e, allo stesso tempo, sosterrebbe consumi e investimenti. Questa consapevolezza sta portando il mercato a puntare al ribasso sul cambio in queste ore.
Nonostante ciò, non è previsto un taglio dei tassi nella prossima riunione della BCE a fine mese. Tuttavia, la crisi francese potrebbe cambiare rapidamente le carte in tavola. Dopo la crisi dello spread in Italia e Spagna nel 2011, l’istituto abbassò progressivamente i tassi e acquistò massicciamente obbligazioni sul mercato secondario, salvando l’euro da una crisi considerata altrimenti irreversibile. Rispetto a quel momento, però, ora c’è l’inflazione a complicare la situazione. Non è possibile allentare la politica monetaria con i prezzi al consumo in aumento oltre il 2%. Francoforte rischia di perdere credibilità sui mercati, ancor prima di mantenere il controllo sulla stabilità dei prezzi.
Possibile stagflazione con l’euro in difficoltà?
La curva dei rendimenti negli ultimi mesi indica questo rischio. Sembra che gli investitori prevedano una fase di stagflazione, con la BCE costretta a tagliare i tassi mentre l’inflazione resta alta o continua a crescere. Il cambio si è rafforzato contro il dollaro quest’anno più per le vicende politiche ed economiche negli Stati Uniti piuttosto che per proprie forze. La crisi francese potrebbe innescare un nuovo indebolimento dell’euro, favorendo le aziende nell’area euro a fronteggiare l’aumento dei dazi americani. La Germania si oppone a questo scenario, ma senza più alleati e essa stessa indebolita, il governo di Friedrich Merz non potrà resistere a lungo.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
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