Prima del volo verso gli Stati Uniti per l’incontro con il Presidente Donald Trump, i media italiani non davano per scontato un esito positivo della visita. Molti avevano usato l’espressione “0, x, 1” per indicare che l’esito poteva essere incerto. Con la conclusione della visita alla Casa Bianca, è chiaro che il risultato è stato positivo per noi. La Presidente Meloni ha ottenuto quello che cercava: l’avvio delle trattative sui dazi tra UE e USA.
Avvio delle trattative UE-USA sui dazi
Tralasciando i soliti scambi di complimenti, soprattutto quelli rivolti a Meloni da Trump.
Questi fanno parte della costruzione di rapporti personali, spesso fondamentali nell’ambito diplomatico. L’Italia non poteva presentarsi a Washington in rappresentanza dell’UE, poiché le politiche commerciali sono di competenza esclusiva della Commissione europea. Tuttavia, la Presidente Ursula von der Leyen aveva assegnato alla Meloni un mandato informale e si è mantenuta in contatto costante con lei fino a poco prima del suo ingresso alla Casa Bianca. L’obiettivo era trovare una via per iniziare le discussioni con gli Stati Uniti.
Non è stata fissata una data precisa, anche se Meloni ha annunciato davanti alle telecamere nell’Ufficio Ovale di aver invitato Trump a Roma, e che lui ha accettato di venire per discutere sui dazi. È un grande passo avanti, confermato dallo stesso magnate, che ha espresso la certezza di un “accordo al 100% con l’UE”. I dettagli dovranno essere negoziati. Non è chiaro se torneremo alla situazione preesistente, evitando così anche i dazi al 10%.
Il peggior scenario sarebbero dazi al 20%, sospesi per 90 giorni. Il migliore, l’eliminazione reciproca dei dazi, che richiederebbe una trattativa più ampia che probabilmente non si limiterebbe alla sola politica commerciale.
Le proposte all’USA
Meloni ha presentato a Trump alcune proposte significative. Prima di tutto, un incremento della spesa militare al 2% del PIL già da quest’anno. Questo è un punto importante per gli USA, perché se l’Europa investe di più in difesa, ciò permette a Washington di risparmiare in ambito NATO. Anche gli investimenti di 10 miliardi delle aziende italiane negli USA sono stati apprezzati dal magnate, anche se si tratta di una questione relativamente secondaria. Non tutto è stato rivelato davanti alle telecamere. Dietro porte chiuse, è molto probabile che la Presidente abbia rassicurato il suo interlocutore sulla collaborazione italiana (e dell’UE) nella formazione di un fronte anti-cinese.
Questa è una questione molto delicata. La guerra dei dazi è stata scatenata da Trump con l’obiettivo di isolare commercialmente, economicamente e politicamente Pechino. L’Europa è divisa su questa strategia. Il premier spagnolo ha persino visitato Xi Jinping per dimostrare il suo impegno nel rafforzare le relazioni bilaterali. Anche la Germania è incline a puntare ancora di più sul mercato cinese per ridurre la dipendenza dal mercato americano. Un’alleanza anti-cinese implicherebbe che anche Bruxelles limitasse le importazioni.
Ci sono forti interessi economici che creano resistenze.
Inoltre, Meloni ha proposto a Trump un aumento degli acquisti europei di gas e armi dagli USA, un vero e proprio “do ut des”. Chi lamenta la mancanza di misure concrete, fino a ieri sosteneva che l’Italia non dovesse neanche apparire come se stesse negoziando sui dazi. A sostegno dell’attivismo ritrovato del nostro Paese in politica estera, oggi a Roma si terrà un incontro tra la nostra Presidente e il Vicepresidente James David Vance, oltre a una visita in Vaticano. Domani nella capitale si svolgerà il secondo round del negoziato USA-Iran sul nucleare.
Meloni ottiene risultati da Trump
L’America di Trump ha mostrato fiducia nell’Italia di Meloni, evidenziando questo in vari modi. Questo rappresenta un indubbio vantaggio per il nostro governo, che potrà affermare la sua posizione di pontiere transatlantico anche all’interno dell’UE, dove finora le decisioni sono state gestite (malamente) dall’asse franco-tedesco. Chi a Roma aveva chiesto alla Presidente di scegliere tra Bruxelles e Washington, dovrebbe ora iniziare a fare politica e smettere di seguire una linea perdente di adattamento ai desideri altrui, che spesso non corrispondono alla tutela del nostro interesse nazionale. La paura sui dazi non è ancora scomparsa. Tutto potrebbe ancora cambiare. Tuttavia, l’Italia ha fatto la sua parte per proteggere le aziende esportatrici e l’intera economia nazionale. Le parole contano poco.
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