La vostra banca è tenuta a rimborsarvi questo tipo di truffa

Molti consumatori ignorano i loro diritti quando cadono vittima di una truffa bancaria. Eppure, in molti casi, è possibile ottenere un rimborso da parte della propria banca. Il problema principale è la scarsa consapevolezza dei clienti riguardo alle procedure da seguire e alle normative che li tutelano. Conoscere i propri diritti è essenziale per agire rapidamente e impedire che i truffatori riescano a sfruttare la situazione a loro vantaggio.

Uno dei raggiri più diffusi e insidiosi è quello dei falsi consulenti bancari, un metodo di frode che ha causato perdite per 379 milioni di euro solo nel 2023, secondo i dati della Banque de France. Ma cosa prevede la legge in questi casi? E quali sono le possibilità di ottenere un rimborso?

Come funziona la truffa dei falsi consulenti bancari?

Negli ultimi anni, il fenomeno dei falsi operatori bancari è cresciuto in modo preoccupante. Il meccanismo è ormai ben rodato: i truffatori contattano la vittima fingendosi un impiegato della sua banca, spesso utilizzando tecniche avanzate di spoofing (manipolazione del numero di telefono) per rendere credibile la chiamata. Con la scusa di un’attività sospetta sul conto, convincono il cliente a:

  • Fornire dati sensibili, come codici di accesso o password;
  • Effettuare bonifici verso un presunto “conto sicuro”, in realtà controllato dai truffatori;
  • Autorizzare operazioni bancarie attraverso codici OTP inviati via SMS.

Questi metodi ingannevoli fanno leva sulla fiducia e sull’urgenza, due elementi che portano la vittima a compiere azioni di cui si pentirà solo dopo aver realizzato la truffa.

La banca deve rimborsare le vittime?

Di fronte a una frode di questo tipo, molti consumatori non sanno di poter chiedere il rimborso alla propria banca. Tuttavia, la normativa europea sui servizi di pagamento e il Codice del Consumo offrono importanti tutele per le vittime di truffe bancarie.

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In particolare, l’articolo L133-18 del Codice Monetario e Finanziario stabilisce che:

“In caso di operazione di pagamento non autorizzata segnalata dall’utente nei termini previsti, il prestatore di servizi di pagamento deve rimborsare immediatamente l’importo sottratto, al più tardi entro il primo giorno lavorativo successivo.”

In altre parole, la banca ha l’obbligo di rimborsare il cliente, a meno che non possa dimostrare che quest’ultimo abbia commesso una negligenza grave. Quest’ultima condizione è spesso invocata dagli istituti bancari per negare il rimborso, ma dimostrarla non è sempre semplice.

Come ottenere il rimborso?

Per aumentare le possibilità di vedersi accreditare l’importo perso, la vittima deve adottare alcuni accorgimenti fondamentali:

  1. Raccogliere tutte le prove: conservare e-mail, SMS, numeri di telefono utilizzati dai truffatori, ricevute di bonifici e screenshot delle conversazioni.
  2. Segnalare immediatamente la frode alla banca: il cliente deve avvisare il proprio istituto di credito non appena si accorge della truffa, evitando ritardi che potrebbero compromettere il rimborso.
  3. Presentare una denuncia ufficiale: è consigliabile sporgere denuncia presso una stazione di polizia o una gendarmeria, specificando tutti i dettagli dell’accaduto.
  4. Invocare la normativa vigente: riferirsi direttamente all’articolo L133-18 e sottolineare l’obbligo della banca di rimborsare operazioni fraudolente non autorizzate.

Conclusione: difendersi è possibile

Le truffe bancarie sono in costante aumento, e i truffatori affinano sempre più le loro tecniche. Tuttavia, conoscere i propri diritti e agire tempestivamente può fare la differenza tra una perdita finanziaria irreversibile e un rimborso completo.

Le banche cercano spesso di respingere le richieste di risarcimento, ma la legge è dalla parte delle vittime. Per questo motivo, è fondamentale documentare ogni dettaglio, denunciare la frode e, se necessario, insistere per il riconoscimento del rimborso.

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